Radio Pensiero Alternativo

(Puntata del 5 ottobre 2012)

Ben ritrovati sulle frequenze di Radio Pensiero Alternativo.
Oggi puntata speciale - e non se ne poteva davvero fare a meno - perché oggi è un anniversario di fondamentale importanza per la musica cosidetta "leggera".
Non credo che dovrei specificarlo ai miei ascoltatori, ma tant'è... esattamente cinquanta anni fa, in Gran Bretagna, usciva un 45 giri. Questo.


Innocuo, no? Quasi banale! Tanto innocuo che il 95% della musica cosidetta "leggera" che si è suonata in questi cinquanta anni, da quel lontano 5 ottobre 1962 ad oggi, non sarebbe esistita senza "quel" 45 giri!
Gli aneddoti, la storia, la leggenda, che hanno ruotato intorno a questo 45 giri sono tanti ed abbastanza noti. Rimando, per tutti, all'ottimo sito dedicato ai Beatles, Pepperland, che potete raggiungere da QUI. In particolare, riporterò - proprio dal sito - le parole conclusive usate da Luca Biaigni nel commentare il brano: "Comprensibilmente amata dai fan del gruppo come primo, acerbo frutto di una carriera straordinaria, Love Me Do è sempre rimasta molto cara anche ai Beatles stessi, che hanno sempre dichiarato che solo dopo la pubblicazione di questo brano si resero conto di avercela fatta. Ed è così che Love Me Do va considerata, e ascoltata. Non importa quanto la sua semplicità possa sconfinare nel semplicismo, o la sua spontaneità in infantilità: Love Me Do è più un documento che una canzone, e merita a pieno titolo di essere considerata un momento fondamentale nella storia della musica moderna".
Sempre in Gran Bretagna, il 6 marzo 1970, ossia sette anni e mezzo dopo (SOLO sette anni e mezzo dopo), uscirà un altro 45 giri. Questo:


L'ultimo 45 giri dei Beatles, "Let it be". Una caratteristica che accomuna questi due 45 giri è una certa qual "confusione" nelle versioni. Di "Love me do" furono registrate fondamentalmente due versioni. In una alla batteria sedeva Ringo Starr. In un'altra sedeva Andy White, e Ringo suonava il tamburello! White era un session man della EMI che George Martin (il produttore che seguirà il gruppo dall'inizio alla fine, e che avrà un ruolo tanto importante da essere universalmente considerato come "il quinto Beatle") aveva scritturato perché inizialmente non era convinto del "nuovo" batterista (nei precedenti provini fatti al gruppo il batterista era ancora diverso, e si trattava di Pete Best). Ringo così dovette accontentarsi di suonare il tamburello. Al momento di stampare il 45 giri, però, per un errore, le prime copie che furono distribuite erano proprio quelle della versione in cui la batteria era affidata a Ringo (per distinguere le due versioni basta far caso alla presenza o meno del tamburello).
Bene: il primo e l'ultimo 45 giri dei Beatles sono separati da meno di otto anni.
E in mezzo?
Cosa è successo?
In mezzo si è tracciata la storia della musica. L'impatto che i Beatles hanno avuto sulla musica cosidetta "leggera" è del tutto paragonabile a quello che Bach, Mozart o Beethoven hanno avuto su quella classica. Impossibile negarlo.
In onore di questo cinquantennale ho deciso di ripercorrere, in questa puntata speciale, le tappe della carriera del gruppo.
In questo (brevissimo) viaggio, mi sono attenuto ad alcune regole.
1. Ho evitato i 45 giri. Oggi non è più così, ma ai tempi non erano gli "album", i 33, gli LP il "centro" della musica, ma - appunto - i 45 giri. Sarà così per lo meno fino al 1967, all'uscita del primo Album con la A maiuscola della storia, ossia "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", guarda caso proprio dei Beatles, ossia il primo album della storia ad avere "senso" proprio come album, e non come mero contenitore di canzoni. Fino ad allora (ed in una certa misura anche dopo, per un po') la vera musica era quella dei 45 giri. Molto spesso, inoltre, i brani dei 45 giri non uscivano affatto su LP, né prima né dopo. Nel caso dei Beatles la cosa è evidente: basti pensare che brani come: "She loves you", "I want to hold your hand", "I feel fine", "Day tripper", "Paperback writer", "Lady Madonna", "Hey Jude", "Don't let me down" non usciranno in nessuno degli album della discografia "ufficiale" del gruppo! Come detto, tra i 45 giri si ritrovano alcuni dei brani più famosi, noti a tutti, e proprio da questa considerazione scaturisce la mia decisione di non trattarli.
2. Ho voluto seguire comunque un percorso cronologico. Era del tutto impossibile provare a "scalettare" il mio "greatest hits" personale. Ci ho provato - fino a qualche tempo fa - molto spesso, ottenendo ogni volta risultati completamente diversi, finché ho capito che non era un'operazione possibile.
3. Andando cronologicamente, ed evitando i 45 giri, ovviamente mi sono rivolto agli LP, da cui comunque ho evitato di scegliere i brani più famosi, rivolgendomi alle canzoni meno universalmente note.
4. Ho scelto unicamente brani scritti dai Beatles.
5. Ho deciso di (cercare di) limitare il più possibile i commenti ai singoli brani, limitandomi - eventualmente - solo a considerazioni personali, visto che quelle ufficiali potete rintracciarle su qualsiasi sito dedicato al gruppo (come quello ottimo di cui vi ho già indicato l'indirizzo).
Pertanto ho deciso di estrarre, da ogni album della discografia ufficiale, un brano che rispondesse alla caratteristica di "migliore" canzone "dimenticata". Quanto al migliore, è chiaramente un giudizio soggettivo. Quanto al dimenticata è invece un giudizio relativo, visto che è difficile parlare di dimenticanze, quando si ha a che fare con i Beatles.
Bene, senza aggiungere ancora chiacchiere, partiamo. E partiamo, ovviamente, dal primo album, "Please please me", il cui secondo lato si apriva proprio con quella "Love me do" che - cinquanta anni fa - diede vita a tutto questo, ma che conteneva moltissimi piccoli capolavori, uno dei quali era questo brano, la title track dell'album, contiguo a "Love me do", visto che chiudeva il primo lato.


Ho sempre trovato delle forti analogie tra questo brano, firmato Lennon-McCartney (e principalmente di Lennon) e "Twist and shout" il "classicone" di Medley e Russell che chiuderà l'album. Secondo me non è un caso che i due brani furono posti a conclusione ciascuno di una facciata. E non è neanche un caso che il brano scritto dai Beatles sia - a mio avviso - incredibilmente superiore al suddetto "classicone". Basta prestare attenzione alle similitudini ed alle differenze dei ritornelli. In quello di "Twist and shout", al crescendo delle voci non segue uno sviluppo della melodia, che resta fissa sull'accordo di La maggiore. In quello di "Please please me", ad ogni "come on" (con relativa risposta del coro), c'è una progressione melodica devastante, che dal La maggiore passa al Fa diesisi minore, al Do diesis minore, per poi tornare al La iniziale.
Lennon (e Mc Cartney) da subito si mettevano a "dare lezioni" ad un attonito mondo musicale.
Il secondo album, "With the Beatles" uscì nel medesimo anno, il 1963. Alcune delle cose migliori di questo album erano interpretazioni di brani non originali dei Beatles. Tra i loro brani, uno di quelli che ho sempre amato di più è questo:


Di "All my loving" ho adorato - da subito: fu amore a primo ascolto - l'incredibile terzinato della chitarra ritmica di John, ed il meraviglioso basso di Paul, che segue tutta la strofa, strofa che, caratterizzata da ben 8 accordi nel primo giro e 7 nel secondo, non si può certo dire che fosse scontata e banale!
Passiamo rapidamente oltre e andiamo un anno avanti, nel 1964.
Il terzo album dei Beatles si intitola "A hard day's night", e contiene - tra gli altri capolavori - un paio di brani che diventeranno "immortali": la title track ed una certa "And I love her".
Ma per la mia scelta, tra le "dimenticate", non ho dubbi.


Quando scrisse "Any time at all", John non tenne conto delle proprie caratteristiche vocali, così scrisse note troppo alte per i suoi mezzi. Il secondo verso del ritornello, perciò, lo cantava Paul, fornendo un effetto di "botta e risposta" inizialmente non pianificato. Mi piaceva tutto di questa canzone: il testo, la strofa, il ritornello, e quel meraviglioso assolo in dissonanza!
Sempre nel 1964 uscì il quarto album: "Beatles for sale". La terza canzone del primo lato era "Baby's in black" e faceva così:


Sentirla ed amarla fu un tutt'uno. La scoprii (con il resto della produzione beatlesiana) con incolpevole ritardo (sono nato nel 1965... non potevo fare molto di più), intorno al 1978. L'idea di suonare in un gruppo mi venne proprio la prima volta che sentii questo brano. Non riuscii, per giorni e giorni, a smettere di cantare l'armonia alta, quella sostenuta da Paul... ne ero innamorato alla follia e, con un mio compagno di scuola (eravamo in terza media), iniziammo a vedere quanto ci sarebbero costati un basso ed una chitarra!
Nel frattempo arriviamo proprio al 1965 (anno glorioso - come appena detto - per... altri versi). Musicalmente parlando, per i Beatles è l'anno di un'altra "doppietta" di album. Il primo ad uscire è "Help!", e alzi la mano chi non ha mai sentito la title track. Qui faccio davvero fatica ad estrarre un solo brano. Per fortuna ho deciso di evitare le canzoni più famose, per cui posso evitare di dover scegliere una canzone tra cose del calibro di "Help!", "Ticket to ride", "Yesterday"... così, per dirne tre... tutte e tre qui dentro! Ma la scelta non è per questo meno difficile... Vediamo se ci riesco... Ma sì, proviamo con questa:


In un album che andava decisamente avanti, John (tradizionalmente forse il più avanti del quartetto) scrisse un brano deliziosamente orientato all'indietro. Adolescenzialmente ero innamorato del testo, senza neanche trovarlo tanto assurdo (come invece un po' bisogna ammettere che è). Lo schema a botta e risposta fu un'altra delle cose che stimolava la mia fantasia di futura (mancata) rockstar. Aveva una fluidità impressionante, questo brano. Una delle caratteristiche della musica dei Beatles era - secondo me - quella che tutto sembrava sempre... logico, al punto da sembrare (era solo un'apparenza) addirittura banale. E invece ogni battuta di ogni singolo brano aveva un contenuto di genialità che, da solo, avrebbe fatto la fortuna di buona parte degli altri musicisti di allora e di oggi.
Il secondo capitolo del 1965 fu "Rubber soul". Tra le "dimenticate" di quest'album, di sicuro ci fu questa a colpirmi.


Oh, così finalmente ne prendiamo anche una del buon vecchio George! Non ho mai capito perché questa canzone mi sia sempre piaciuta da morire. Forse qualche motivo lo rintraccio nelle parole (nuovamente) di Luca Biagini, sempre dal sito Pepperland: "La scelta di accordi di Think For Yourself è in effetti così azzardata ed espressiva da non poter che compiacere qualsiasi amante delle armonie inattese. Soluzioni simili ricorreranno spesso, oltre un decennio più tardi, in numerosi brani punk. Pur lasciando una certa impressione di acerbezza, Think For Yourself è un brano gagliardo, quasi prog-rock per l'epoca". Punk, addirittura, ma soprattutto prog-rock. E poi c'è qualcuno che dice che non è partito tutto da qui!
Arriviamo - rapidamente - al 1966. E' l'anno di "Revolver", da molti ritenuto il miglior album dei Beatles, sicuramente uno dei grandi spartiacque della musica. Qui è difficile trovare canzoni "dimenticate"...


"For no one" può essere considerato come un "manifesto" della produzione di McCartney. E' suo, e non potrebbe essere di nessun altro. Pianoforte in grande evidenza, clavicembalo (in realtà è un clavicordo), corno inglese (strepitoso)... ricordo che con questo pezzo le mie aspirazioni di suonatore subirono un grave colpo: la questione si complicava, a dismisura!
Nel 1966 esce anche un album che - pur considerato nella discografia ufficiale - era in realtà una sorta di greatest hits, visto che raccoglieva tutti i brani usciti solo su 45 giri. Per questo motivo da quell'album non estrarrò alcun brano (anche perché sarebbe proprio impossibile trovarne uno "non famoso"). La canzone risparmiata qui, però, me la giocherò su "The Beatles" (o "Album Bianco"), unico doppio della carriera del quartetto, da cui tirar su una canzone sola sarebbe proprio impossibile!
Il 1967 è l'anno di "Sgt. Pepper" (si può abbreviarlo così), ossia - come dicevo sopra - il primo Album della storia. Anche qui - forse ancora più che per "Revolver", è dura andare a pescare una canzone "dimenticata". Per gli... ignoranti (in materia, eh, sia chiaro!) si potrebbero citare: "Sgt. Pepper" (evvabbè), "With a little help from my friends", "Lucy in the sky with diamonds", "She's leaving home", "A day in the life". Signori, ma di che stiamo parlando? Ci sono - oggi - gruppi che con un numero di brani così ci andrebbero avanti 10 anni! Loro se li spararono tutti in un album solo! Da cui però, io, tra le dimenticate, ho per forza questa in mente


L'apertura, con quelle meravigliose note di chitarra, l'andamento del brano, e poi l'assolo di pianoforte, introdotto dal sapiente lavoro del coro! E' perfetto, semplicemente perfetto! Il pianoforte lo suonava il "quinto" Beatle, George Martin, ed è una delle prime cose che ho cercato di imparare, in vita mia, da quando ho iniziato a stirmpellare il pianoforte.
Ed eccoci al 1968, eccoci all'Album Bianco ("The White Album"), così chiamato perché i Beatles non gli diedero alcun titolo ("The Beatles", e basta) ed aveva la copertina interamente bianca.
Un altro brano che ho amato da subito alla follia, nel primo dei due LP che costituivano il doppio, fu questo:


Perché? Non saprei dirlo... Di sicuro l'impostazione classica è uno dei motivi principali. La struttura a fuga dell'assolo mi faceva impazzire (altro aspetto pre-prog abbastanza evidente, segno che già ai tempi capivo come... sarebbe finita), e poi c'erano un paio di accordi veramente... devastanti. In particolare c'è il Do7 che introduce alla variazione che - ancora oggi che lo conosco, che lo "so" - riesce a lasciarmi senza fiato. E poi mi piaceva il testo, così violentemente satirico e "incazzoso".
Passando al secondo volume dell'Album bianco, la prima canzone con cui sono "entrato in simbiosi" è indubbiamente questa.


Mi fulminò subito: il pianoforte riverberato che apre e segue tutto il pezzo, il basso, e quei cori incredibili! E' una delle mie top 3; l'ordine cambia di... ora in ora, ma dalle top 3 non è mai uscita!
(La terza facciata dell'Album Bianco è - a mio avviso - la facciata più acida che i Beatles hanno pubblicato. Questo brano, quasi al centro della facciata, era "incastonato" tra la allucinata "Everybody's got something to hide except for me and my monkey" - iper acida - che lo precedeva, e la lisergica esplosione di chitarra di "Helter skelter", che lo seguiva a stretto contatto... un contrasto unico!)
Il terzultimo album della storia della mus... scusate, della storia dei Beatles fu "Yellow submarine", che faceva da colonna sonora al celeberrimo film a cartoni animati. Qui dubbi su quale "dimenticata" scegliere non ne ho.


"Hey bulldog" è una delle mie preferite da sempre. E' assolutamente da preferire la versione che vi ho fatto sentire qui, rispetto a quella remixata. Nel 1969 la recente "scoperta" della stereofonia spingeva spesso a mixaggi molto particolari. E quello di questa canzone lo era davvero. Le voci, la chitarra ed il basso sono completamente sul canale destro, e sul sinistro ci sono il pianoforte, la batteria, il tamburello ed un riverbero del basso. Bene. Tornate all'inizio della traccia e riascoltate solo il canale sinistro, escludendo il destro. Potrete così ascoltare una delle basi ritmiche più trascinanti della storia! Il riff del pianoforte è unico, e la batteria lo sostiene in modo semplicemente mirabile.
Ci avviciniamo alla fine, purtroppo. Il 1969 è anche l'anno in cui esce "Abbey Road", da alcuni ritenuto il capolavoro dei Beatles. Anche qui, difficile trovare una "dimenticata". In  un album che contiene due delle migliori canzoni di Harrison ("Here comes the sun" e "Something"), "Come together" ed un lunghissimo, meraviglioso medley che domina quasi per intero la seconda facciata (e che al suo interno piazza chicche tipo "She came in through the bathroom windows" e "Carry that weight"), di "dimenticato" resta ben poco.
Una delle canzoni che mi è sempre piaciuta di più, nella sua classicità oserei dire "immortale", è questa.


Anche qui c'è una sezione ritmica potentissima, ed un pianoforte sicuramente protagonista. E poi c'è Paul che sputa le tonsille e fa venire la pelle d'oca alta così!
L'ultimo album pubblicato dal gruppo (che non fu l'ultimo ad essere inciso, perché uscì dopo "Abbey Road", eccetera eccetera, questo lo sanno anche i sassi) fu "Let it be", ed uscì nel 1970. Ormai l'aria di "sbaracco" era evidente. I litigi interni che portarono allo scioglimento del quartetto avevano caratterizzato in modo evidente le registrazione dell'Album Bianco, ed erano sfociati in una sorta di "separazione in casa" nei due album successivi.
Ma ascoltando questa canzone, chi avrebbe mai potuto pensare ad uno scioglimento ormai consumato?


"I've got a feeling", l'unione di due canzoni, una di Paul ed una di John, unite a tal punto che, nell'ultimo giro, vengono cantate sovrapposte.
1970.
Ascoltai questa canzone intorno al 1980, a quindici anni. E capii che la mia carriera di rockstar era finita prima di cominciare. Era inutile. C'era stato già chi aveva detto tutto!


C'è ancora qualche minuto di tempo, prima della fine di questa puntata speciale, dedicata al cinquantennale dell'uscita di "Love me do".
E visto il carattere "personale" che ho dato alla commemorazione, voglio dedicare questi ultimi minuti ad un altro discorso personale, che mi è stato portato alla mente dalla citazione del sito "Pepperland", fatta in apertura.
Il tema delle cover è sempre stato per me delicatissimo. Da giovane, intransigente ed estremista musicofilo, ritenevo le cover un'inutile esibizione. Se rifacevi la canzone uguale, beh, tanto valeva ascoltare l'originale. Se la modificavi, reinterpretandola... orrore e scomunica! Come puoi pretendere di "sentirla" meglio di chi l'ha scritta?
Invecchiando ho ammorbidito, anche se non di molto, le mie posizioni. Sono sempre intransigente ed estremista (che invecchiando si può tradurre con "rompicoglioni"), ma in misura meno assoluta. Ammetto qualche deroga!
Nel discorso cover rientra, naturalmente, quello delle cosidette "Tribute band", ossia i gruppi che, in repertorio, hanno unicamente brani del loro gruppo di riferimento. Queste band le ho sempre guardate (ovviamente, per quanto detto prima) con estrema diffidenza, se non addirittura con sospetto, e spesso con totale spregio.
A creare delle breccie sempre più vistose nelle mie granitiche convinzioni assolutiste fu il mio amico Paolo Antinori, grande musicista, chitarrista di livello, ottimo cantante, artista a 360 gradi. Nella sua lunga "militanza" sui palcoscenici romani, alternò progetti "originali" (come i divertentissimi "Brett and the Bitters", beato chi li vide), a tribute band, appunto, come i Miss Gradenko (The Police, ovviamente) ed i mitici Pepperland.
La prima volta che mi lasciai convincere ed andai ad ascoltarli, ero già (malgrado l'amicizia con Paolo e la totale fiducia nei suoi mezzi) vibrante di sdegno per il sacrilegio cui sapevo di stare andando incontro. Di sicuro l'articolo di critica che avrei scritto (dentro di me, si capisce) sarebbe stato una violentissima, sarcastica e sprezzante stroncatura.
Dopo quella prima volta - in cui tornai a casa con le mani gonfie per quanto le avevo battute, e totalmente senza voce per l'entusiastica partecipazione ai cori - non persi praticamente nessuna delle serate in cui suonarono al pub Tam O'Shanter, e non dimenticherò mai né il pollo piccante che vi preparavano (eh, beh, la gastronomia ha pur sempre un ruolo fondamentale nella mia vita!) né le stupende interpretazioni dei Pepperland.
Di tutte le tribute band dei Beatles che ho sentito, la loro era l'unica, davvero l'unica a non presentare semplicemente alcun difetto. Perfetti, in una sola parola.
Va detto che Paolo era in  ottima compagnia, visto che con lui suonavano persone del calibro di Alex Sammarini, Andrea Pesce e (insostituibile) Giulio Caneponi con la sua batteria.
Sono andato a spulciare in rete ed ho potuto constatare che i Pepperland, ultimamente, si sono riformati, anche se in una formazione che "a occhio" è completamente diversa.
Della formazione che ricordo io, però, quella di cui ho parlato, sono comunque riuscito a trovare un filmato. Purtroppo non è relativo ad un concerto, ma solo ad alcune prove in sala. Però è una testimonianza abbastanza valida di quanto i Pepperland fossero in gamba!
Ho deciso quindi di chiudere proprio così questa celebrazione dei Beatles, in un modo che, qualche anno fa, avrei pensato davvero impossibile!


Ebbene? Erano o non erano forti?
D'accordo, dirà qualcuno, certe canzoni sono così belle che come le fai le fai restano belle. Eh, mica vero! Per rifarle bene davvero bisogna essere bravi sul serio. Altrimenti il risultato può diventare "tragico"!
Bene, ci fermiamo qui. Cinquanta anni fa ci fu qualcuno che fece uscire un quarantacinque giri che cambiò la storia della musica.
Sembra ieri.

Grazie a tutti per l'ascolto. Un forte abbraccio, ed a risentirci alla prossima puntata di Radio Pensiero Alternativo!

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5 commenti:

ocagiuliva ha detto...

Wow, che maratona! Canzoni ben scelte. La mia preferita è House of the rising sun, proprio questa, degli Animals. Però mi piace molto anche Moolight shadow e anche quella dei Genesis The Silent Sun e anche quella dei Rolling Moon is Up. E perchè Good Day Sunshine? Mi piace anche quella.
Vabbè...sono dalla parte della Luna, ma anche da quella del Sole.
Questa tua Radio Pensiero Alternativo è interessante anche nei commenti, solo che bisogna trovare un momento 'lungo' per potersela godere tutta intera, senza interruzioni. Io l'ho trovato stasera, nonostante l'avessi già adocchiata qualche giorno fa, solo che non si potevano postare i commenti e quindi non ho potuto 'testimoniare' il mio passaggio. :-)
Buona vita!
Gabriella

Il Mancio ha detto...

Ciao Gabriella!
Lo so, questo... spazio radiofonico mi è uscito particolarmente lungo (in linea con ciò che scrivo abitualmente, del resto!), ma mica uno se lo deve sorbire tutto d'un fiato. E' sempre possibile iniziare, lasciarlo lì e tornarci poi, non credo che ne soffrirebbe molto. Ad ogni buon conto credo (ma non è scritto nel marmo) che le prossime puntate sarano mediamente più corte.
Grazie dei tuoi commenti! Un blog vive dell'esibizionismo grafico del suo creatore, ma per diventare "vivo" ha bisogno dei commenti di chi lo frequenta. Per questo mi rammarico un po' quando vedo molti lettori, ottengo molti riscontri (positivi e negativi non importa), ma su queste pagine tutti si... intimidiscono e finiscono per non lasciare traccia.
Ciao, grazie ancora e buona vita anche a te!!!

ocagiuliva ha detto...

Ciao! Stasera sono arrivata fino a Prince, che (mi vergogno un po') non avevo mai ascoltato e concordo con te sulla bellezza del pezzo. Devo dire che, pur conoscendo gli autori, non sempre conosco i pezzi che posti, perchè sono un'ascoltatrice molto distratta e superficiale. Per esempio, pur amando molto Peter Gabriel, non avevo mai ascoltato Red Rain...quell'uomo mi uccide con la sua voce! :-)
Spero di finire l'ascolto al più presto. Tu intanto pensa alla prossima puntata (ma non pubblicarla finchè non ho finito questa!) e, visto che hai accennato a loro, mettici qualcosa dei Deep Purple!
Buona domenica!
Gabriella

Il Mancio ha detto...

Rispondiamo a Gabriella, una delle nostre più affezionate ascoltatrici... :) vabbè, la pianto! :)
Alla prossima puntata sto già pensando. Ci vorrà qualche giorno, ma ricordati che quando faccio una puntata nuova lascio sempre, in fondo alla pagina, i link alle puntate precedenti.
Quanto a "Red rain", strano che non la conoscessi: è una delle più famose. Se ti piace, ti consiglio qualcuna delle esecuzioni live che si trovano su YouTube, in particolare quella del Secret World Tour. L'album originale è "So", del 1984, quello che conteneva "Don't give up", "Sledgehammer" e "In your eyes".
Ho registrato la richiesta per i Deep!
Ciao!

ocagiuliva ha detto...

:-)
Questo dei viaggi è un tema molto bello ed è inutile dirti che per me la maggior parte delle canzoni sono 'nuove'...la mia esperienza (e competenza...) in fatto di musica non è un granchè...Comunque canzoni molto belle. Quella dei Clash è travolgente, hai ragione...mentre quella dei Radiohead è struggente e dolcissima. Sto per dire una cazzata, preparati, ma.....mi ricordano la musica surreale dei Muse. Bella!!!! I Beatles ok...;-)The long and winding road è me-ra-vi-glio-sa!
Due parole su Il Vento. La odio. Mogol sarà pure un poeta, ma che vigliacco! Ma che testo è? Te ne devi anna'? E vattene, senza farti tutte quelle seghe della lettera, che non sai capì, non sai dove anda', ti lascio sola...NON TI SVEGLIARE MAI???? MA VAFF*****O!!!! Ok...è tardi. Sei un grande logorroico, ma grande...perciò va bene così. ;-)
Gabriella