sabato 2 febbraio 2019

La buona vecchia Coppa Davis

E' grazie alla complicità  della bronchite che, con annesso 39 di febbre, mi ha bloccato a casa con poche cose da fare e senza neanche la possibilità di... uscire il cane, se ho avuto la possibilità di riscoprire il fascino unico e insuperabile della buona vecchia Coppa Davis.

Una competizione che avevo abbandonato tanti anni fa, insieme un po' con tutto il tennis (che rimane il mio secondo sport dopo la pallavolo), quando l'era della tv a pagamento sottrasse molti eventi sportivi alla mia vista.
Forse il mio ultimo ricordo legato alla Davis coincide con l'ultimo momento di luce, prima di un lunghissimo buio, che  questa competizione ha avuto nel nostro paese.




Questo momento incredibilmente sfortunato, che comportò la perdita del turno, ha sancito la fine della partecipazione dell'Italia ai massimi livelli della Coppa Davis per tantissimi anni.
Era il 1998. Nel 2000 scivolammo fuori dal World Group, e ci siamo rientrati solo nel 2012, raggiungendo le semifinali nel 2014.
Ma ormai era un altro tennis, è un altro tennis. Ormai è un'altra Coppa Davis.
Il tennis è diventato uno sport estremamente professionistico e rigidamente individualista. Il circuito ATP impone ritmi che non si sposano con i tempi allungati di una competizione che individualista non è (in quanto gara a squadre), e che faceva della ostinata e anti-televisiva lunghezza la propria bandiera (incontri al meglio delle 5 partite, tie-break - accettato obtorto collo - ma non nell'ultimo set, lunga serie di turni da disputare in giro per il mondo, con quell'affascinante sistema del metodo della scelta del campo).
Tutte cose da preistoria.
Tutte cose che non potevano durare - malgrado la difesa con le unghie e coi denti - nell'era della televisione e dei tempi da questa imposti.
Il tennis, come la pallavolo, ha dovuto capitolare.
E se per la pallavolo a fare le spese dell'era della velocità è stato tutto lo sport (che è stato massacrato in modo barbaro, stravolgendo il meccanismo dei punteggi, ammettendo colpi di piede, ricezioni ributtanti in palleggio e quant'altro), per il tennis le spese maggiori le ha fatte proprio la Coppa Davis che, via via, lentamente e tristemente, ha perso importanza, diventando un fastidio per i giocatori.
Perso l'appeal televisivo, ecco che la manifestazione è caduta in un oblio non solo a livello italiano - dovuto alla scarsità di risultati - ma globale.

Alla fine questo oblio ha portato l'ITF, l'organizzazione che cura la Coppa Davis, a dover operare una scelta obbligata: cambiare per non morire definitivamente.
E - da quest'anno - la formula della Coppa Davis è stata profondamente cambiata. E', adesso, molto più simile ad una kermesse che ad un evento sportivo capace di creare pathos.
Ma il mondo della velocità questo vuole, e noi vecchie cariatidi dello sport, che ancora ricordiamo tempi ormai impossibili da recuperare, dobbiamo farcene una ragione.

Certo, sarà difficile rivivere emozioni come quelle vissute in passato.




Come dimenticare quella squadra, e quelle emozioni? Come dimenticare più ancora di questo match, quello precedente, la semifinale ocn la fortissima Australia, che vincemmo contro il pronostico, grazie a Adriano Panatta, a Corrado Barazzutti, a Paolo Bertolucci e a Nicola Pietrangeli che li guidava?
Ma non parlo solo di emozioni legate ad una vittoria, o da essa causate.
Era tutto il complesso, tutta la struttura, tutto il motore che metteva in moto la Davis, questo viaggio a tappe, la preparazione, i riti connessi con ogni singolo incontro, ad avere un fascino che poi, giocoforza, culminava in emozioni fortissime, indipendenti dal risultato raggiunto.




1990 - Canè Wilander. Neurocanè. Uno dei più incredibili tennisti che sia mai esistito. A mio avviso... non poteva che essere italiano.

Eh sì, preistoria.
Preistoria del tennis e preistoria dello sport.
Ma noi vecchie cariatidi ci siamo legati e difficilmente, oggi, riusciamo a provare emozioni altrettanto forti, ad entusiasmarci, davanti all'asettico individualismo del nuovo tennis.
E' un po' come chiedere a chi è cresciuto coi Pink Floyd di entusiasmarsi per Noemi. E non ne faccio un discorso di singole persone, o di singoli artisti. Era la musica che era diversa. Era il modo di fruirla che era totalmente un altro. E lo stesso vale per quel tennis, quello "da Coppa Davis", e questo tennis.

Ma tant'è, come dicevo, grazie alla bronchite, grazie alla pessima ricezione televisiva di Viterbo (che mi ha costretto all'acquisto di un decoder satellitare) e grazie a SuperTennis, ho avuto la possibilità di rituffarmi per un attimo dentro quell'atmosfera magica ed incantata.
Complice è stato sicuramente l'avversario dell'Italia per questo turno di qualificazioni alle finali spagnole: l'India.
Il giorno prima dell'inizio del match, su Supertennis hanno fatto vedere le immagini dell'ultimo precedente tra la nostra squadra e quella indiana.
Era il 1985, e in quell'occasione perdemmo.
Vedendo quelle immagini ho sorriso. Guardando il contesto in cui fu giocato quell'incontro, si poteva pensare che fossero passati 70 anni, non 34. Uno stadio con le panchine di legno al posto delle gradinate, tutto molto precario, molto manuale, molto "umano".
Le immagini del match odierno, poi, mi hanno veramente colpito.
Sì perché... lì, in India, per lo meno dove si è giocato ieri e oggi, il tempo non sembra essere passato! Le stesse strutture, la stessa approssimazione, i clacson e i rumori del traffico perfettamente udibili, la stessa "imperfetta umanità" ormai antica e fuori moda.

Abbiamo vinto.
Vinto facilmente.
E a novembre, in Spagna, in una settimana vedremo di farci onore in questa kermesse in cui è stata trasformata la Coppa Davis. Chissà che da quella roulette russa di incontri non riesca ad uscire qualche sorpresa?
E magari, chissà, qualche emozione vera anche per noi vecchie cariatidi dello sport?


venerdì 21 dicembre 2018

Nona puntata di The Fool on the Hill

Eh sì, è un periodo in cui ho poca voglia di parlare (scrivere), e invece tanta di sentire musica.
E quindi nel blog ci metto solo le puntate di The Fool on the Hill.
Nona puntata. Puntata di fine anno.
E GIURO: niente di natalizio, quest'anno.
Esce invece una puntata... scoppiettante, tutta alla rinfusa, senza un filo logico, senza un "copione", e addirittura con qualche errore lasciato lì più per divertimento che per pigrizia!
Che aggiungere? Niente se non un classico... buon Natale e sereno anno nuovo!

Come sempre, qui sotto c'è il link.
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martedì 27 novembre 2018

Ottava puntata di The Fool on the Hill

Siamo all'ottava puntata, e sarà una puntata davvero speciale, intima e... imbarazzante.
Sì perché, dopo una pensata molto lunga, ho deciso, con questa puntata, di fare... coming out!!!
Il titolo della puntata è "Skeletons in the closet", ossia scheletri nell'armadio. E andrò a tirare fuori gli scheletri che tengo nascosti nei miei armadi musicali. Tutti... o per lo meno i più importanti!

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domenica 28 ottobre 2018

Settima puntata di The Fool on the Hill

Settima puntata, da non perdere (e me lo dico da solo)!
Puntata personale, tutta incentrata sulla musica dell'inconscio, o - in questo caso particolare - quella musica che abbiamo dentro di noi praticamente da sempre.
Una lunga galoppata che, tra accelerazioni e frenate, parte da Billy Joel per arrivare fino a... Ma soprattutto passando per...
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sabato 20 ottobre 2018

Un capolavoro (quasi) perfetto.

La finale del mondiale giapponese di pallavolo femminile sta tutta negli ultimi due punti del tie-break.
Il penultimo ha visto le serbe regalare cinque volte la palla alle azzurre, e le azzure regalarla a loro altrettante volte.
Nell'ultimo punto la scena si è ripetuta due volte soltanto.

E' mancato questo. Solo questo.
Tradotto?
E' mancata l'esperienza (con tutto quello che l'esperienza trascina con sé) che queste "ragazze terribili" (perché l'amico Marco Michelli ha ragione: non le si deve chiamare "ragazze terribili": troppo immense per essere definite così... eppure troppo giovani anagraficamente e "logicamente" per poter avere la malizia, la freddezza, l'opportunismo, la saldezza, per tenere fino a questo punto)... è mancata l'esperienza che queste "ragazze terribili" ancora non possono avere.
Solo questo.

Serbia batte Italia 3-2
 21-25   25-14   23-25   25-19   15-12

Alzi la mano chi avrebbe puntato sull'approdo alle Final 6, ottenuto con un 3-1 alla Russia prima, agli Stati Uniti subito dopo.
Alzi la mano chi, in un girone di Final 6 contro Giappone e Serbia, avrebbe puntato su un ingresso in semifinale.
Alzi la mano chi, in una semifinale contro le campionesse olimpiche e vicecampionesse mondiali della Cina avrebbe puntato su una vittoria. E se qualcuno (io) fosse stato così matto da farlo, alzi la mano chi avrebbe rilanciato la scommessa dopo essere state sotto così male nel terzo set, e ancora nel tie-break.
Alzi la mano chi avrebbe puntato sul costringere la Serbia campione europea al tie-break in questa finale.

Questo è il mondiale che queste "ragazze terribili" ci hanno regalato.
Un argento che vale più di 10 ori. Splendido, scintillante, conquistato con le unghie, con il cuore e con il cervello.
La vittoria contro la Serbia, la conquista dell'oro, sarebbe suonato addirittura... eccessivo! Sarebbe suonato finto! Troppo pazzesco per essere reale.

Festeggiano le serbe.
E fanno benissimo!
Fanno bene a festeggiare, le serbe, perché - come Russia, Stati Uniti, Giappone e Cina hanno già capito - contro queste "ragazze terribili", cresciute e diventate "donne terribili" in questo meraviglioso mondiale, di occasioni per festeggiare, da qui ai prossimi 10 anni, ne avranno pochissime.
Ma poche davvero!

Grazie ragazze!!!

venerdì 19 ottobre 2018

Oltre il miracolo, come una squadra di veterane.

Credo che la cosa più impressionante, dopo una partita come quella giocata oggi dalle “ragazze terribili”, sia dare un’occhiata al risultato, e subito dopo all’età delle suddette terribili ragazze.

Italia batte Cina (semifinale mondiale) col punteggio di:
25-18   21-25   25-16   29-31   17-15

Cristina Chirichella 24
Ofelia Malinov 22
Monica De Gennaro 31
Anna Danesi 22
Lucia Bosetti 29
Miryam Sylla 23
Paola Egonu 19
Carlotta Cambi 22

Quindi, una squadra di ragazzine - la cui attaccante migliore non arriva a 20 anni - gioca una semifinale in un mondiale dove già entrare nelle final 6 era l’obiettivo massimo che si poteva chiedere. Gioca questa semifinale contro le campionesse olimpiche e vice campionesse mondiali. Vince il primo set in scioltezza, e perde il secondo per essersi rilassata. Vince il terzo set ancora più facilmente del primo, dopo essere stata sotto di brutto nella prima parte del set. Poi, nel quarto, mette in scena una lotta di testa, muscoli, cuore e nervi e si vede mangiare una quantità enorme di match-point, prima di perdere il set 31 a 29.
E nel tie-break, invece di crollare, come qualunque altra squadra normale che si trovi in queste condizioni, e sciogliersi come neve al sole, si mette lì, punto su punto, si fa annullare ancora una bella fracca di match-point, ma alla fine vince. ECCOME SE VINCE!!!!!!!!

Giorni fa, quando dissi che questa Italia secondo me era da finale, qualcuno mi ha accusato di portare sfiga.
La risposta che ho dato è la stessa che hanno dato le ragazze oggi in campo.
Quando c’è la classe, quando ci sono la tecnica, la potenza, la bravura, i nervi, il cuore e soprattutto una testa incredibilmente pensante, per la scaramanzia non c’è posto. E si vince.
(E si vince murando in faccia la Zhu e tutta la sua supponenza... che soddisfazione infinita!!!!)

Brave tutte, immense tutte. Ognuna ha avuto i suoi passaggi a vuoto, ognuna ha avuto i suoi momenti di crisi, ma sempre, sempre, tutta la squadra le è stata immediatamente intorno, tutte le altre sono state lì, e Mazzanti davanti a tutte, per riprenderla, rimetterla dentro, ridarle la spinta per rifarla partire. Sempre, tutte insieme per ognuna di loro.
E la pallavolo è lo sport di squadra per eccellenza, secondo me; è, tra tutti gli sport di squadra, il più di squadra di tutti. Perché ha la stessa velocità immensa del basket, anzi, forse è ancora più veloce del basket, ma il fatto che le squadre restino divise l’una dall’altra, che non ci sia “commistione” tra le due squadre – come praticamente in tutti gli altri sport – rende la coesione interna della squadra un elemento che, se non è sufficiente per vincere, è comunque il primo tassello che una squadra deve avere se vuole puntare in alto.
E queste ragazze questo tassello sanno cos’è, e Mazzanti – che non è vero che non va in campo, ci va sei volte, e basta vedere come tutte le ragazze, dopo ogni punto, lo cerchino con gli occhi o con i festeggiamenti per capirlo – questa cosa la sa, la insegna, la trasmette.

Prima della partita avevo fatto un pronostico con l’amico Marco Michelli (senza osare renderlo pubblico). Gli avevo detto che in finale vedevo Italia e Olanda. Sono felicissimo di aver sbagliato, tra i due, il pronostico… giusto!
Durante la partita, però, lo dico onestamente, e di pallavolo ne ho vista tanta, all’inizio del terzo set, quando l’Italia, perso il secondo, si è trovata sotto 8-5 al primo time-out tecnico, non avrei MAI, ma davvero mai creduto che le ragazze riuscissero a piazzare un 20-8 di parziale alle cinesi (!) e trovassero le forze mentali per vincere il terzo set.
E di nuovo, all’inizio del tie-break, dopo un quarto set toccato e quasi agguantato e poi visto sfumare di un soffio, MAI, ma davvero mai avrei creduto che quelle “ragazzine terribili” avrebbero potuto uscire vincitrici dall’incontro, e regalarci un sogno meraviglioso.

Brave tutte, immense tutte. Impossibile scendere nei dettagli.
Però… secondo me, una menzione speciale, in una giornata semplicemente perfetta, dove – ripeto – tutte le ragazze meritano il 10 e lode, se proprio bisogna tirarne fuori una dal mucchio, credo che non si possa non citare l’immensa Moki De Gennaro. Ha preso tutto, dappertutto. Ha risollevato tutto. E si è presa il lusso di giocare spessissimo da palleggiatrice, con risultati impressionanti, come quella strepitosa fast  in bagher (!), alzata per Chirichella, che sarebbe un colpo difficile da realizzare per palleggiatrici esperte.

E ora?
Ora c’è la finale. Contro la Serbia.
Quando?
Domani, alle 12.40 giusto giusto per pranzare con le “ragazze terribili”.
Dove?
Sempre su Rai Due.
Chi vincera?
Ma chissenefrega!
Le ragazze terribili il loro mondiale l’hanno già vinto tre volte!

giovedì 18 ottobre 2018

Il lento auto-logoramento del M5S

Quando, dopo le elezioni e dopo il rifiuto (provvidenziale) del PD di governare col M5S, si è delineato all’orizzonte che l’unica alternativa possibile ad una ripetizione immediata delle elezioni, con la medesima legge elettorale e quindi con il (sostanzialmente) medesimo risultato, era un’alleanza tra Lega e M5S, ho iniziato a preoccuparmi.

Questa volta non era infatti possibile sottrarsi alla trappola, come avvenne per la finta mano tesa di Bersani (ricordate, quella del video di Bersani che dice “fossi matto a governare col M5S”, che invece tutti dicono che il PD lo voleva davvero, onestamente, e ci rimase tanto male, meschinazzo). Questa volta non si poteva evitare, e quindi occorreva cercare di limitare i danni.

Ricordo che quello che dissi fu più o meno questo.
Bene fare un governo, perché il paese ne ha bisogno. Non si sognassero però di mettersi a governare ”davvero”. Non ci sono i numeri, gli equilibri, le condizioni.
Facessero immediatamente una legge elettorale decente, possibilmente con un fottuto doppio turno, e ci rimandassero immediatamente al voto. Se poi i tempi si dovessero allungare, facessero una “finanziaria” il più possibile trasparente, veloce, che non porti via tempo, che non sottragga attenzione alla legge elettorale e poi via, di corsa al voto.

Quando sentii i primi proclami, da parte di Salvini & Co. e da parte di Di Maio & Co. su un governo vero che governasse “davvero” mi iniziarono a venire i brividi. Sperai a lungo di aver capito male e che non facessero “davvero davvero” sul serio.
E invece…

Perché avevo tanta paura?
Perché ero sicuro che le cose sarebbero andate esattamente come stanno andando.
Le premesse c’erano tutte ed erano leggibili in modo tanto facile da essere disarmante.
 
I punti di contatto tra Lega e M5S erano (e restano) pochissimi.
- L’unico punto di contatto veramente importante, anzi, il principale in questo momento storico, è quello relativo al modo di vedere questa Europa, al non voler accettare che – grazie proprio a questa Europa nata così e così portata avanti – il mondo (ivi compresi il benessere ed i bisogni delle persone) sia ormai regolato dai mercati, dai loro isterismi, dalla loro aleatorietà, e soprattutto dal loro essere solamente un meccanismo di speculazione economica. Questo, d’accordo, è il grande spartiacque che oggi ci troviamo ad affrontare, non solo in Italia. Ma questo è l’unico punto – dirimente – di contatto tra Lega e M5S, ed era prevedibile che sarebbe risultato insufficiente per governare “davvero”, in modo decente. Anche perché, tra l’altro, se Lega e M5S sono d’accordo su quale sia il nemico, non sono neanche assolutamente concordi sul modo di affrontarlo e di combatterlo, questo nemico.
- Entrambi i movimenti si pongono come alternativi all’establishment politico (non solo a quello vomitevole di questo paese, ma più in senso generale). Per fare questo, entrambi i movimenti fanno leva (o per dirla in altri termini: hanno uno zoccolo duro) su concetti essenziali, quelli per i quali i “benpensanti” parlano di “scelte di pancia” o più semplicemente di “populismo”. Non entro nel merito in questa fase, ma è evidente che i due movimenti, per fare i conti con questa parte del loro elettorato, devono anche realizzare alcune di queste operazioni “di facciata”, che – secondo i casi – ne assorbono risorse, tempo, interessi.
- Era abbastanza ovvio che tutto ciò avrebbe portato a situazioni di tensione, all’inceppamento degli ingranaggi a più riprese, a più livelli, in più punti.
Soprattutto era abbastanza ovvio che tutto ciò sarebbe stato cavalcato dai media, che sono (per il 97%) in mano a quell’establishment che i due movimenti vorrebbero ribaltare, e che i media avrebbero dato il peggio di sé per sottacere totalmente quanto di buono questo governo si fosse trovato a fare, ingigantendo all’estremo le cose peggiori.

Tra Lega e M5S chi era nella posizione più svantaggiata?
E’ evidente che fosse il M5S. Perché?
Per diversi motivi.
- La Lega era tra i due il movimento più longevo, più esperto, con all’attivo già diverse esperienze di governo alcune delle quali, a livello regionale e comunale, molto positive.
- La Lega non è isolata politicamente come il M5S. La Lega si è distaccata dalla sua alleanza temporaneamente, solo per una questione di numeri, ma ha sempre pronto e validissimo un “piano B” (che anzi, diciamolo francamente: è il vero piano A). Il M5S non ha alcuna alternativa, alcun piano di riserva.
- La Lega, per quanto detto, non ha neanche fatto storcere la bocca ai propri elettori “di base” quando si è alleata col M5S, visto che di alleanze, da sempre, vive. E questo non si può certo dire per il M5S.

- La Lega non fa paura quanto il M5S. Sì perché la Lega, come detto e come dirò, ha un alleato tranquillizzante per l'establishment, tranquillizzante e ricco. Il M5S no, è un cane sciolto. Ed è quello che - davvero - terrorizza l'establishment. E' quello che deve assolutamente fallire. E' quello a cui si dovrà riuscire a dare ogni colpa per qualunque azione decisa dal governo.
Salvini lo sdrai con un nazista fascista che lascia il tempo che trova: nessuno, in questo paese, dà peso a parole del genere, ormai.
Col M5S la cosa è più complessa e importante, ed ecco che tutte le armi sono state affilate e puntate in quella direzione. E vista la robusta mano che il M5S sta dando a questi "critici"...

Cos’è avvenuto fino ad ora? Quello che era evidente che sarebbe avvenuto.
- Entrambi i movimenti hanno di fatto rinunciato a governare, facendo unicamente campagna elettorale. O – quando hanno governato – lo hanno fatto solo quando il governare non andava in contrasto con il proprio elettorato “di base”.
Anche qui, però, c’è una differenza.
La Lega, per soddisfare il proprio elettorato di base, poteva far ricorso anzitutto a soluzioni a costo 0. Chiudere i porti, dichiarare guerra all’immigrazione clandestina, facendo credere che questo sia “il” problema di questo paese, è stata una iniziativa che ha avuto (e sta avendo) un coinvolgimento mediatico immenso, ma che è stata immediatamente realizzabile, visto che non richiedeva alcun tipo di copertura economica. E non si pensi che l’ondata di disapprovazione che hanno sollevato certe scelte si sia ritorta contro Lega e suoi sodali, perché – piuttosto – è vero il contrario.
La Lega ha avuto tutti i riflettori, tutti i media accesi e pronti. La Lega ha fatto discutere, ma soprattutto la Lega ha fatto.
Viceversa, il M5S, per governare andando verso il proprio elettorato “di base”, si sta trovando ad affrontare problematiche ad altissimo costo, che necessitano altissime coperture. Punto 1, non sono ancora state realizzate. Punto 2, non si sa se sarà possibile realizzarle. Risultato: il M5S si trova a metà – come nel suo DNA – tra l’essere attaccato (se le realizzerà) per aver fatto cose che molti ritengono negative, e tra l’essere attaccato (se non le realizzerà) per non aver tenuto fede agli impegni presi in campagna elettorale. Poco importa se i maggiori accusatori sono sempre gli stessi. Poco importa, per fare un esempio, se su “la Repubblica” un giorno si critica Di Maio perché vuole il Reddito di Cittadinanza e il giorno dopo lo si critica perché non riesce a farlo. La coerenza e l’onestà intellettuale non sono doti che pagano in Italia, quando si va a votare.
- Entrambi i movimenti avevano, ed hanno, evidenti limiti di inesperienza. Era quello che tutti erano pronti a stigmatizzare maggiormente (alcuni, ma sono pochissimi, auspicavano invece proprio questo: un modo naive di fare politica che potesse sparigliare un po’ delle carte ormai troppo brutte per poterle giocare secondo le regole). Ovviamente non parliamo di sostanza. Parliamo di forma, di facciata, di chiacchiere, di stronzate. Ma siccome la realtà è meglio nasconderla, è proprio alla facciata che bisogna dare grande risalto. Ed è quello che sta succedendo.
Ma anche qui, la Lega ha dalla sua – come detto – una maggiore esperienza a tutti i livelli. Il M5S non ne ha. E un autogol come quello di Di Maio di ieri, purtroppo, rende il gioco fin troppo facile a chi è pronto a strumentalizzare tutto questo.

Dove si va a finire, così?
Da nessuna buona parte (chiaramente questo “buona” è squisitamente soggettivo).
Andando avanti ancora un po’ in questo modo il governo cadrà, più o meno rapidamente.

Il M5S si ritroverà a poter contare, di nuovo, unicamente sul proprio elettorato “di base”. Sfiancato e (auto)logorato, si ritroverà a non aver acquistato un solo elettore, ed anzi ad averne persi molti per strada. Il tam tam dei media è impressionante. Non ho mai assistito a niente di simile, in questo paese, neanche di fronte a fatti veramente gravi.
Mai, in questo paese, c’è stato un fuoco di contraerea così fitto e così preventivo, tanto da iniziare a sparare prima ancora che gli aerei avessero decollato dalle basi nemiche.
Ma questo ci si doveva aspettare.
Questo si sapeva che sarebbe successo.

Dopo le prossime elezioni il M5S - presumibilmente - potrà fare un’opposizione più o meno di facciata.

La Lega, che, per tutto quanto detto, uscirà da questa esperienza molto meno logorata e con le ossa molto meno rotte, riuscirà a capitalizzare. Con le pronte stampelle di Forza Italia e Fratelli d’Italia, avrà la possibilità di formare un governo forte, compatto, coeso e sicuramente più duraturo di questo.

La missione dell’establishment sarà a quel punto compiuta.
L’ennesimo attacco allo “status quo” sarà sventato.
Smontato il M5S e rimesso nell’angolo, inglobata la Lega e ricondotta a forza di governo allineata grazie alla presenza di Forza Italia (che conterà poco come voti ma tanto, tantissimo come soldi), il gioco sarà fatto.
Con buona pace di tutti.

Io, prima che sia veramente troppo tardi, e ammesso che non lo sia già, quella cazzo di legge elettorale, intanto, la farei… E cercherei di smetterla, per lo meno, di “rendergli” il tutto così facile…
… Ma ci scommetterei (anche delle cifre altine) che questo non accadrà.

martedì 16 ottobre 2018

Sesta puntata di The Fool on the Hill

Puntata importante, questa sesta.
Puntata dedicata ad uno degli esponenti del "Club 27", quel club... esclusivo, che raccoglie tutti glòi artisti scomparsi all'età di 27 anni.
Un club - ahimé - davvero nutrito.
All'interno del Club 27 c'è poi una cerchia ancora più ristretta, quella delle J.
E tra questi personaggi, quello che vi entra più di diritto, visto che di J nel nome ne aveva addirittura due, è una donna che ha cambiato la musica rock per sempre, lasciandola - dopo la sua brevissima apparizione - diversa da come l'aveva trovata: Janis Joplin.

Come sempre, qui sotto c'è il link.
Cliccate sul freccione bianco e... buon ascolto!


Sconfitta (statisticamente utile) con la Serbia

Alla fine, dopo 10 vittorie di fila, una sola delle quali al tie-break, arriva la sconfitta, in questo mondiale di volley femminile.
Arriva contro la Serbia, che forse è una delle più compatte squadre che ho visto, e arriva in un incontro "inutile", disputato con entrambe le squadre già qualificate.
E arriva soprattutto dopo un incontro con il Giappone, squadra di casa, vinto 15-13 al tie-break, che ha richiesto un'infinità di risorse mentali prima che fisiche.

A cosa serviva questo incontro?
Anzitutto, secondo me, a perdere. Così sistemiamo la statistica. Impossibile vincere sempre, quindi meglio togliersi la sconfitta in un match inutile.
Più seriamente, il match serviva per ricaricare un po' le batterie, per testare le serbe e per sperimentare qualcosa.

Le serbe le abbiamo testate. Sono forti, indiscutibilmente.
Oggi ci hanno fatto male a muro, sicuramente, e in attacco. La Boskovic è passata sempre, e si sapeva. La Mihajlovic le ha fatto buona compagnia. E si è vista molto, sia a muro che in attacco, la centrale Veljkovic, che contro il Giappone era addirittura stata sostituita, ad un certo punto.
Se le ritroveremo... più avanti nel torneo, dovremo assolutamente cercare di trovare il modo di arginare soprattutto l'opposta e la centrale, e dovremo altrettanto assolutamente cercare di passare più spesso contro il loro muro di quanto non siamo riuscite a fare oggi.

Dal punto di vista della sperimentazione, forse si poteva osare qualcosa di più.
Si poteva tenere ferma la Egonu (che durante il primo set si è fatta spruzzare dell'antidolorifico sulla spalla... tenendo tutti col fiato sospeso), che non è sembrato avere una gran voglia di giocare, almeno per i primi due set, vedendo un po' se sarebbe possibile organizzare una qualche valida alternativa.
Bene tenere la Pietrini in campo per tutto il match. La ragazzina terribile (classe 2000, altra brillante promessa per il futuro di questa squadra) si è comportata benissimo in attacco e al servizio. Molto meno bene in ricezione, dove ha palesato notevoli limiti.
Forse potrebbe essere valido tenersi qualche cambio a disposizione tra lei e la Bosetti, facendo giocare la Pietrini per lo meno quando si trova davanti. La Bosetti, infatti, se dietro continua ad affiancarsi molto bene alla De Gennaro (glielo facciamo un monumento, accanto a quello della Egonu? Tra l'altro con lei si risparmia in marmo, visto che è molto più piccolina!), davanti non passa veramente mai. Si affida, quando può, al muro e fuori, ma è sempre un attacco che dà molti pochi pensieri alle squadre avversarie.
Si è vista anche un'altra ragazzina terribile, la Nwakalor, classe 1999. Usata pochissimo, ha schiacciato senza alcuna reverenza verso le quotatissime ed esperte avversarie, passando anche senza difficoltà. Fossi stato in Mazzanti, l'avrei tenuta di più in campo.

Capitalizziamo la sconfitta, dunque.
Ora le serbe le conosciamo. Abbiamo visto bene cosa fare e cosa non fare.
Se dovesse capitare di ritrovarcele davanti....
In conclusione, comunque, l'impressione che ho avuto è che le serbe (che hanno giocato col sestetto base) siano scese in campo puntando in modo decisissimo alla vittoria, mentre le italiane hanno giocato sperimentando - come detto - e col freno a mano più che tirato.

Chiudo spendendo due parole sul Club Italia, la formazione pallavolistica di proprietà della FIPAV, che si occupa di valorizzare tecnicamente le giovanissime promesse della pallavolo, gestendo la transizione tra le manifestazioni giovanili e l'approdo nei grandi team.
Se si va a dare una rapidissima occhiata ad alcune delle ragazze che vi hanno militato o vi militano attualmente (la squadra nasce nel 1998 per volere di un signore che si chiama Julio Velasco) si possono leggere Eleonora Lo Bianco, Antonella Del Core, Martina Guiggi, Elisa Togut, Sara Anzanello, Valentina Diouf, Cristina Chirichella, Paola Egonu, Marina Lubian, Elena Pietrini, Sylvia Nwakalor.
E' uno sport di cui non mi intendo e che non seguo, ma visti i risultati che stiamo raccogliendo con la nazionale di calcio, a causa dello spazio inesistente che i giocatori italiani trovano nei club, mi domando se un esperimento simile non potrebbe giovare anche lì. Certo, nel caso del calcio, le cifre insensate che girano intorno a quel mondo rendono tutto più difficile.

E in semifinale ci tocca la Cina.
Le cinesi infatti si sono imposte sull'Olanda, per 3-1, perdendo il primo set 25-23 e vincendo gli altri tre a 13, 18 e 17.
Il match è stato simile a quello nostro contro la Serbia: la Cina voleva davvero vincere (forse per evitare la Serbia in semifinale, o proprio per affrontare noi e "vendicare" la sconfitta al primo turno?), mentre l'Olanda non sembrava troppo interessata al risultato finale.
Sbaglierò ma, per quello che ho visto (o forse proprio per quello che non ho visto), vedo l'Olanda in finale, più della Serbia.
Sull'esito dell'altra semifinale non mi esprimo, sennò chi li sente gli scaramantici a oltranza?
Dico solo una cosa: guai a pensare che la partita sarà semplice, visto che le cinesi le abbiamo già battute (3-1) nel primo turno.
Quel match era un match completamente diverso, un punto del torneo diverso, non era determinante per nessuna delle due squadre.
Quella di venerdì sarà una sfida dentro o fuori, da far tremare i polsi. Sarà veramente tutta un'altra cosa.
ITALIA - CINA si gioca venerdì 19 alle 9.10 (trasmessa da Rai Due)
Serbia - Olanda si gioca venerdì 19 alle 6.40

lunedì 15 ottobre 2018

Paola Egonu batte Giappone 3-2

Più forti della loro giovanissima età.
Più forti del tifo contrario.
Più forti della scaramanzia.

Italia - Giappone 3-2
25-20   22-25   25-21   19-25   15-13

E diciamola tutta: sul 6-8 del tie-break (e in parte già in un quarto set giocato proprio maluccio) che potessimo uscire vincenti da questo incontro non ci speravo davvero!!!

Difficile commentare un match così, dal punto di vista tecnico o agonistico.
L'impressione, alla fine, è che l'Italia abbia giocato contro se stessa, prima che contro il Giappone. Abbia giocato contro la paura di farcela davvero.
E forse il primo set, vinto facile facile, l'unico set che, secondo me, è stato uno specchio dei reali valori tecnici in campo, ha reso alla fine tutto un po' più difficile.
Nel secondo l'Italia non è scesa in campo.
Di nuovo accesa nel terzo, e di nuovo sparita nel quarto.
Il tie-break era iniziato malissimo... Ma per fortuna è arrivato un mezzo miracolo.

Gli aspetti positivi - paradossalmente - sono pochi. Ma uno è il più importante di tutti: siamo tra le prime quattro, a prescindere da come andrà con la Serbia.
Si tratterà solo di stabilire chi, tra noi e loro, giocherà contro la vincente dell'altro raggruppamento e chi contro la seconda.
Ma conta poco. Tanto, se si vuole vincere, si devono vincere sia la semifinale che la finale.

Un altro aspetto positivo, secondo me, è che abbiamo fatto un grandissimo lavoro di testa, vincendo le nostre paure e soprattutto quel sentirsi "troppo giovani" per realizzare l'impresa. Resto convinto che sia stato questo, al di là di tutto il resto, a complicare il match.

Ultimo aspetto positivo lo dedicherei al carattere. Se la squadra dall'età media più bassa è riuscita ad uscire vincente da un tie-break in cui era sotto 6-8, contro le padrone di casa, lo deve - oltre che alla Egonu - al carattere. E non è un caso se alla fine della partita erano tutte in lacrime, da Sylla - che ha avuto una vera e propria crisi - a Malinov, a Chirichella. Ragazzine? Certo, ragazzine davvero. Ma considerando che era in lacrime anche la Mangifesta, in studio, credo che prima di tutto quel pianto sia dimostrazione di un'enorme prova di carattere. E questo - davvero - fa sperare bene per il futuro.

Vediamo gli aspetti negativi, che ci devono far riflettere e sui quali bisognerà lavorare, visto che, a quanto pare, avremo ancora tre partite da giocare.

Il primo aspetto negativo è quello espresso dal titolo di questo post. Non può giocare solo la Egonu.
Questo, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, si può anche leggere dicendo: la giocatrice più forte del mondiale ce l'abbiamo noi. (E ha solo 19 anni!!!)
Ma se ieri, vedendo Serbia - Giappone, avevo criticato la Serbia perché aveva due soli terminali offensivi, l'Italia di oggi ha fatto di peggio: praticamente è passata solo Paola Egonu.
La Sylla qualche palla l'ha messa giù, la Danesi anche. La Chirichella ha lasciato la squadra in cinque per tutta la partita, tranne un risveglio tardivo nel quarto set, risveglio che per fortuna ha continuato anche nel tie-break. La Bosetti in attacco non c'è praticamente stata.
Se in questo modo siamo riusciti a sconfiggere una squadra modesta (a mio parere) come il Giappone, non rende altrettanto automatica la vittoria con squadre più potenti, come già la Serbia domani.
Con un muro più alto davanti, non so se la Egonu - unico terminale e quindi sempre muratissima - avrebbe messo giù tutti i punti che, grazie al cielo, è riuscita a mettere giù.

Secondo aspetto  negativo, oggi, è stato il muro.
Sì, proprio quel fondamentale che più di ogni altro ci ha permesso di arrivare così avanti nel mondiale, oggi non ha funzionato.
Mazzanti l'ha detto e ripetuto: giocatrici basse davanti, non serve saltare. Occorre mettere le mani di là.
E' stato ascoltato troppo poco, e le giapponesi - attaccanti modeste quanto a potenza e velocità, ma molto precise e attente - le abbiamo tenute pochissimo (a parte i tre set vinti, ovviamente).

Il terzo apsetto negativo... forse... alla fine... negativo non è.
Mi sono trovato in disaccordo con Mazzanti per aver tenuto in campo Chirichella e Bosetti per tutto il match. Alla fine i fatti gli hanno dato ragione. Non per il risultato, ma perché Chirichella è stata determinante nel tie-break, e Bosetti tutto sommato il suo, dietro, lo ha fatto come sempre.
Però... ripeto quello che ho detto prima: se col Giappone puoi permetterti di giocare in quattro o in cinque (e comunque due set li hai persi, e in partita le hai tenute tu), con squadre meglio attrezzate la cosa sarà troppo rischiosa. Forse un po' più di reattività nei cambi, anche magari per un giro davanti (nel caso della Bosetti) o per mezzo set (nel caso della Chirichella) poteva servire per scuotere un po' la situazione.

Tra aspetti positivi e aspetti negativi, comunque, siamo in semifinale.
Ossia siamo tra le quattro più forti del mondo.
E ci siamo con 10 vittorie consecutive, dopo che già le 9 del turno precedente erano state un record per la nostra squadra.

Domani?
Domani giochiamo una... esibizione contro la Serbia.
Servirà, come detto, unicamente a stabilire chi delle due sarà la prima del girone.
Quindi avremo modo di confrontarci con la Serbia senza eccessive tensioni e senza preoccupazioni.
Sarà importante però capitalizzare questo incontro, in modo da usarlo come... allenamento di lusso in vista delle due ultime partite di un torneo che - ricordiamolo bene - ci ha già regalato molte più soddisfazioni di quanto fosse lecito aspettarsi.

Italia - Serbia si gioca domani, martedì 16 ottobre, alle ore 9.10 e verrà trasmessa da Rai Due.


RISULTATI

POOL G

Serbia - Giappone 3-0
Italia - Giappone 3-2

Chi vince tra Italia e Serbia sarà prima. Chi perde sarà seconda. Giappone eliminato.

POOL H

Cina - USA 3-2
Olanda - USA 3-2
Chi vince tra Cina e Olanda sarà prima. Chi perde sarà seconda. USA eliminati.